Francesco Missaglia nasce nel 1909 nella frazione Cassina Savina di Cesano Maderno, vive il contesto di inizio secolo, nella modesta bottega artigiana del padre.
È il primo di 6 figli.
Tra i sacrifici e le incomprensioni della famiglia e del paese, compie i primi studi da autodidatta, mentre d’istinto abbozza, ritrae. Prosegue gli studi, viaggia tra la brianza e Milano, a Varese intanto ottiene di insegnare disegno.
A Milano, si forma artisticamente sotto la guida di Aldo Carpi all’Accademia delle Belle Arti di Brera, è allievo di Carlo Carrà il quale lo influenza nel tratto di quel periodo e lo instrada nell’ambiente artistico milanese dove cerca la propria via partecipando a diversi movimenti tra cui il gruppo di Corrente.
Nel periodo pre conflitto mondiale, effettua le prime esposizioni a Saronno, a Varese e a Milano. Nella fase di ripresa post bellica aderisce a vari movimenti artistici, partecipa alla rassegna d’Arte Sacra del Centro Angelicum di Milano e viene premiato per la tela “S. Francesco e il Lupo”, fino ad esporre nel 1950 al Palazzo della Permanente.
Negli stessi anni riscuote il riconoscimento del Cenacolo degli artisti all’Angelicum di Milano.
Nel decennio ’50 ’60 dipinge olii e acrilici informali, sono inconfondibili le sue tinte forti e limpide.
Il critico Agnoldomenico Pica scrisse:
“… vibrante è Missaglia dove azzarda i più spregiudicati accordi di colore su schemi che non sono mai casuali ma rispondono ad un equilibrio spirituale e ad armonia tonale…”
Raffele De Grada scrisse:
“… vortici di colore che suscitano impressioni di profondità e di infinito…”
Espone più volte alla Bergamini di Milano, alla Schettini, alla Selezione e più volte alla Galleria Giardino di Lugano. È negli anni, costantemente tra i protagonisti di: ”Omaggio dell’arte italiana al dolore innocente” – Fondazione Don Gnocchi. A questi anni risale l’amicizia con Meloni, e Birolli, conosce Morlotti, Cassinari.
È soprattutto tra il 1960 e il 1980 che la sua arte esce dall’Italia, le sue tele sono esposte a Losanna alla “Galleria Entract”; a Orano, in Algeria; più volte alla “Galerie Internationale” di New York e presso “Valentino’s Gallery”; a Parigi alla “Art-Sciences-Lettres”, alla “Paul Facchetti”, alla “Gerarde et Philippe International Exibition”, alla “Galèrie Transposition”; ancora a New York ottiene il riconoscimento: “Italian Art in the World”. In Spagna alla “Galeria d’Arte de Cadaques”. È terminato il periodo astratto, l’informale, anche la fase cubista, l’evoluzione fa emergere case e mare, vegetazione e cespugli, tramonti e aurore, figure, nature vergini, monti e ghiacciai.
Stefano Crespi nel 1975 scriveva:
“… Missaglia avverte con una sensibilità tutta poetica, un mondo nuovo che egli crea con i mezzi d’un colore puro, incontaminato, inedito… Ci appare il traguardo d’una meravigliosa calibratura tra i lievi richiami naturalistici e la memorizzazione soggettiva, una tonalità più pacata e rasserenata…”
All’Arengario di Monza espone nel ’69 e nel ’72; sempre in Italia vengono allestite, in diverse occasioni, mostre personali a Venezia, a Roma, a Pompei, alla Sagrestia del Bramantino della Chiesa delle Grazie di Milano, sue opere vengono esposte al Palazzo della Parmanente e a Palazzo Reale, a Firenze a Palazzo Strozzi.
Tra il 1980 e il 2003 Missaglia continua a sperimentare le tendenze che più lo hanno interessato negli ultimi anni.
Nel 1991 il Prof. Pierfranco Bertazzini in occasione di una personale scriveva:
“… attento all’arco di una pittura italiana, ha cercato di darsi una fisionomia più europea… Siamo sul versante del lirismo vibrante e limpido, chi potrebbe oggi affermare che di poesia non vi è più bisogno?”
Riscuote consensi e riconoscimenti: Fondazione Don Gnocchi, Lions Club, Concorso Marco Aurelio (Roma); Premio Dante Alighieri; Protagonisti della Pittura Contemporanea (Napoli); Premio Leonardo Da Vinci; Premio Città di Pompei; Biennale d’Arte di Catanzaro, Centro d’Arte Europress (Milano), Premio Art Export (Roma) ecc.
Vengono allestite “personali” sia private che con il patrocinio di Pubbliche Amministrazioni a Lugano, a Roma, alla Zambini Santa Croce di Firenze, più volte a Chiesa Val Malenco, a Monterosso Calabro, al Seminario delle Lettere di Lipari, ad Arcore, nel 2001 al Museo dell’Arengario di Monza e nel 2003 al Palazzo Borromeo di Cesano Maderno.
Si spegne a Monza il 14 aprile 2004.